31/01/12

To The Moon

Tra tante cose il 2011 è anche stato l'anno della ribalta dei cosiddetti Indie, giochi sviluppati da piccoli team indipendenti con budget limitati, spesso però questi giochi riescono a proporre delle meccaniche di gameplay e delle trovate davvero originali che invece non si vedono nelle grandi produzioni ad alto budget, in quanto le grandi software house, che investono cifre enormi per lo sviluppo dei loro giochi, non sono disposte a rischiare di sbagliare il colpo proponendo soluzioni innovative che magari poi non vengono apprezzate, ergo preferiscono andare sul sicuro sfornando seguiti su seguiti e  meccaniche di gioco già collaudate e di "successo".Tra i tanti bellissimi giochi indipendenti usciti lo scorso anno oggi voglio parlare di uno che mi ha colpito particolarmente, To The Moon.
Quando mi cercherai sappi che io sarò li ad aspettarti...sulla luna
To The Moon viene presentato dai suoi sviluppatori come un'avventura grafica con elementi da RPG,  in realtà non è propriamente cosi, ma procediamo con ordine, il gioco ci mette nei panni di Neil Watts ed Eva Rosalene, due scienziati della Sigmund Corp, una società futuristica che si occupa di dare alle persone in punta di morte una seconda possibilità di compiere ciò che in vita non sono riusciti a fare, a tale scopo viene utilizzata una particolare macchina che permette di entrare nella mente del paziente e da li viaggiare a ritroso nei suoi ricordi e cambiare alcuni elementi della sua vita, cercando cosi di esaudire il suo desiderio incompiuto memorizzandolo nei suoi ricordi, chi ha visto il film Inception noterà di certo qualche analogia, il nostro cliente si chiama Johnny, un anziano vedovo che ormai giace nel suo letto privo di sensi con poche ore di vita rimastegli, arrivati a destinazione i nostri due scienziati chiedono alla badante qual'è il desiderio che il vecchio Johnny voleva realizzare, la risposta era prevedibile, andare sulla luna. A questo punto grazie al macchinario su citato, riusciamo ad accedere ai ricordi di Johnny e procederemo a ritroso, da quello più recente nella sua vecchiaia sino ad arrivare alla sua infanzia, con lo scopo di capire qual'è motivo di questo suo strano desiderio e riuscire a cambiare i suoi ricordi in modo tale da farlo diventare un astronauta e andare sulla luna.
La grafica 16 bit del gioco rende ancora maggiore la sensazione di nostalgia
e ripiega alla mancanza di poligoni con uno stile artistico fenomenale

Il gioco si presenta con una veste grafica 16 bit con visuale dall'alto molto retrò, che ricorda i primissimi Final Fantasy, ma l'elemento RPG a cui accennavo pocanzi si esaurisce qui, il gioco è un'avventura grafica, un po atipica però, poiché non ci sono enigmi, non c'è da capire dove andare o cosa fare, non ci sono tanti oggetti da raccogliere nell'inventario, il gioco è tutto incentrato sulla storia, il gameplay si limita a muoverci negli scenari dei ricordi di Johnny e scoprire tutta la sua vita attraverso ricerca di pochi indizi e siparietti fatti da tanti dialoghi, solo testuali, scritti benissimo e che ci racconteranno superbamente la storia di quest'uomo con tanti colpi di scena e situazioni emotivamente forti e commoventi, la mancanza di un gameplay più corposo potrebbe essere vista da fuori come un difetto, ma giocando il gioco non se ne sente affatto la mancanza e si apprezza quest'opera per quello che è e che vuole raccontare, ovvero una storia matura e non banale come purtroppo non se ne vedono nei giochi tripla A.
Raccontare una storia, è proprio questo ciò che fa principalmente
 To The Moon e lo fa come pochi  videogiochi  riescono a fare

Dal punto di vista tecnico, come già detto, il gioco sfoggia una grafica 16 bit molto datata che magari, sebbene si tratti di un Indie, potrebbe far storcere il naso a qualcuno, va detto però che vista la natura del gioco e la storia nostalgica narrata, questo stile calza a pennello, sopratutto impreziosito com'è da un sapiente design artistico e da inquadrature prospettiche sempre azzeccate. 
Una menzione particolare va fatta per la colonna sonora del gioco, per lo più composta melodie di pianoforte che si ripetono, e che accompagna magistralmente tutti i momenti e le situazioni di gioco, in particolare il tema principale entra in testa e difficilmente ne esce, sopratutto risulta difficile pensare ad una melodia più azzeccata per questo particolare tipo di gioco.
To The Moon è un esperienza da provare, a patto di avere una discreta conoscenza della lingua inglese, poiché, almeno al momento, non è disponibile in altre lingue, un piccolo compromesso da accettare per godere di un gioco che mi sento di definire una piccola opera d'Arte.

VOTO: 8.7

Il gioco può essere acquistato dal sito ufficiale QUI

30/01/12

TES V: Skyrim

The Elder Scrolls V: Skyrim è stato osannato dalla critica internazionale e premiato quasi all'unanimità come Game Of TheYear 2011, oltre ad aver scatenato nel web una vera e propria mania, che va da quella della freccia al ginocchio sino all'urlo "Fus ro dah!" del protagonista, nel mio piccolo, dopo quasi 100 ore passate per le fredde lande della regione di Skyrim, voglio dire qualcosa su questo fenomeno videoludico.

Il gioco come soprascritto è ambientato nella regione di Skyrim, la provincia più a nord del continente di Tamriel(dove è ambientata tutta la saga), la vicenda ha luogo circa 200 anni dopo quelle narrate in TES IV: Oblivion, il tutto sullo sfondo della battaglia tra l'Impero e i Manto della Tempesta, ma non è solo questo conflitto a gravare su Skyrm, c'è di peggio, si tratta del ritorno dei draghi, creature mitologiche che si credevano estinte, pronte a mettere in ginocchio Tarmiel condotte da Alduin "il divoratore di mondi", stando alla leggenda solo un uomo può sconfiggere i draghi e riportare la normalità, il Dovahkiin! o in lingua comprensibile Sangue di drago, colui che riesce a padroneggiare l'Urlo, il linguaggio dei draghi, usato da quest'ultimi anche per combattere, e chi sarà mai costui? ma noi ovviamente.
Skyrim ancor più dei suoi predecessori è immenso, definizione che calza a pennello sia con le dimensioni della mappa esplorabile che con la quantità di roba che c'è da fare e scoprire nel gioco, la struttura è la solita, RPG fantasy con visuale in prima persona, con possibilità(altamente sconsigliata) di passare alla terza persona, all'inizio del gioco dovremo scegliere la razza del nostro guerriero tra le solite della serie, ma questa volta non sarà come in Oblivion, dove in base alla razza scelta si potevano sviluppare solo determinate caratteristiche peculiari, qui quale che sia la razza si può nel corso del gioco sviluppare qualunque abilità vogliamo senza limitazioni, potendo creare un guerriero perfetto in tutto, a patto di giocare come se non ci fosse un domani.
Il Dovahkiin non teme nulla e nessuno

Il sistema di combattimento rimane quasi invariato da Oblivion, abbiamo due mani a disposizione e possiamo utilizzarle in varie combinazioni possibili, ad esempio due spade leggere, una per mano oppure un solo spadone a due mani, o ancora una spada leggera in una mano e un incantesimo pronto per l'uso nell'altra, combinazioni a non finire, peccato che per la maggior parte del gioco si è propensi ad utilizzare sempre la stessa combinazione, perché cambiare armi non è affatto comodissimo in quanto per farlo occorre entrare nel menù, spezzando cosi l'azione, rispetto ad Oblivion sono state aggiunte delle "finishers", riprese da Fallout 3, che rendono i combattimenti più vari e spettacolari da vedere.
Il mondo di Skyrim è davvero immenso e realizzato in maniera eccelsa, la conformazione del territorio e credibile e realistica, in Oblivion la mappa di gioco era piuttosto piatta, qui invece, complice anche l'ambientazione montuosa, la mappa si sviluppa molto anche in verticale, ci sono crepacci, colline, paludi e le immense catene montuose innevate, il tutto  popolato da creature e animali che hanno una loro vita e una propria routine di comportamenti credibili, tutto ciò trasmette una sensazione di mondo "vero" e vivo come mai avevo visto in un gioco prima d'ora, tale varietà e credibilità la si riscontra anche negli ambienti chiusi,  in Oblivion per esempio tutti i dungeon erano per lo più uguali, spesso dei corridoi molto lineari, qui invece ogni dungeon è completamente diverso dall'altro, ognuno è pieno di particolari e realizzato benissimo, offrendo maggiori bivi e sviluppo d'esplorazione anche in verticale, anche le quest del gioco sono nettamente migliori rispetto al passato, oltre alla quest principale anche tutte le sub-quest delle varie confraternite e buonissima parte di quelle che ci vengono date a caso dagli abitanti, sono interessanti, ben articolate e sopratutto molto variegate, non annoiando cosi quasi mai, proponendo sempre cose diverse e interessanti da fare, anche dopo ore e ore di gioco.
La ricostruzione del mondo di gioco non ha precedenti per quantità e qualità
Dal punto di vista tecnico lo stacco con il predecessore è netto, dopotutto Oblivion usci all'inizio di questa generazione di console, Skyrim invece arriva ora che la generazione è quasi al tramonto e le software house sanno come spremere per bene l'hardware, ovviamente non ha un impatto grafico paragonabile agli ultimi giochi tripla A usciti in questi mesi, quali Uncharted 3 o Gears of War 3, ma considerando la grandezza del mondo di gioco e la mole di elementi che deve reggere, il comparto tecnico è promosso a pieni voti, e si perdonano anche alcune texures in bassa risoluzione e qualche glitch qua e là.
Skyrim rappresenta di sicuro il nuovo termine di paragone per tutti gli RPG occidentali, un gioco immenso per quantità e qualità che merita il clamore generatoglisi attorno e, sebbene non manchino "concorrenti" di assoluto spessore, a mani basse rappresenta il gioco più bello che il 2011 ci ha lasciato.

VOTO: 9.5

22/11/'63

Oggi parlo dell'ultima fatica di Stephen King, vale a dire 22/11/'63, come il titolo suggerisce il libro tratta, per la prima volta per l'autore, di un avvenimento storico reale, un fatto che sconvolse l'America, l'assassinio del 35° presidente degli Stati Uniti, John Kennedy, il libro di King segue il filone dei romanzi "What if", cosa sarebbe successo se Kennedy si fosse salvato? l'America si sarebbe evitata le lotte raziali, la guerra fredda e quella del Vietnam? su questi interrogativi si basa il romanzo storico di King, che per la prima volta si discosta dal suo genere di appartenenza Horror/Thriller, e lo fa con la maestria e l'ispirazione che gli mancavano da tempo.
Cover americana del romanzo
Il libro narra le vicende di Jake Epping, un tranquillo professore di inglese separato dalla moglie, Jake è un assiduo frequentatore di un locale che invece viene bistrattato dai suoi colleghi, la tavola calda di Al, sarà proprio da li che inizierà l'avventura del giovane insegnante, il proprietario del locale, Al Templeton, ha scoperto, nel retrobottega del locale, un passaggio spaziotemporale che porta direttamente alle 11:58 del 9 settembre 1958, Al la chiama "la buca del coniglio", ogni volta che si entra si torna nel passato, si può stare li tutto il tempo che si vuole, quando si torna nel presente saranno passati soltanto 2 minuti, se si cambia qualcosa nel passato quando si esce dalla "buca" allora lo si ritroverà cambiato anche nel presente, ma se si rientra nuovamente nella "buca" si ci ritroverà nuovamente nello stesso identico punto e nella stessa identica ora del primo viaggio, e tutti i cambiamenti fatti nel viaggio precedente verranno riazzerati.
Al non ha dubbi su come usare la "buca", oltre ai suoi affari, vuole accertarsi che Lee Oswald sia il vero è unico assassino che sparò a Kennedy nella mattina del '63 a Dallas, e a quel punto ucciderlo per salvare la vita al presidente e garantire un futuro migliore al popolo americano, il problema è che "il passato si armonizza" e non vuole essere cambiato, nella sua permanenza Al incontra molti ostacoli, sin quando non si ammala di cancro ed è costretto a rinunciare alla propria missione e tornare nel presente, cosa fare allora? ovvio, chiedere al proprio miglior cliente e unico amico di compiere la missione al posto tuo, sarà cosi che Jake Epping si convincerà a fare l'ultimo favore ad un amico moribondo e tornerà nel passato dove troverà amici, nemici, amore e in fine tenterà di cambiare il passato.
Lee Harvey Oswald, è stato davvero lui a uccidere Kennedy?
 o rappresentava solo un capro espiatorio?
neppure King può svelare davvero questo mistero
Sebbene King abbia scelto un genere differente rispetto al suo solito repertorio, il suo stile rimane immutato, tutto è descritto nei minimi particolari, ogni dettaglio viene riportato maniacalmente, King riesce davvero a trasmettere in maniera perfetta la vita di fine anni '50 e inizio anni '60, gli odori, gli usi, costumi e la mentalità della gente, tutto è descritto con precisione e si ci sente davvero immersi in quel particolare periodo storico, le parole di King scorrono fluide, il libro è scritto benissimo, con la giusta atmosfera e i giusti tempi, un ritorno ai fasti del RE, lasciandosi alle spalle la mediocrità di The Dome, come in tutte le sue opere anche qui King è stato molto prolifico, il libro conta 768 pagine, forse quest'ultimo il un suo unico piccolo difetto, il libro poteva essere più corto, a volte sembra troppo diluito e capita ad esempio di leggere 10 pagine, scritte benissimo per carità, ma che alla fine non hanno praticamente detto nulla e non portano avanti il romanzo, per il resto un grande ritorno di King con un romanzo imperdibile per i suoi discepoli e non.

VOTO: 9

Ghost Trick: Phantom Detective

Quando sentii che Shu Takumi, creatore di Ace Attorney una delle mie serie preferite su DS,  era a lavoro su un nuovo gioco, subito l'hype salì alle stelle, il gioco in questione è Ghost Trick e non ha deluso le mie aspettative, anzi...
L'ispirata cover USA del gioco
Ghost Trick racconta la storia di un fantasma di nome Sissel, morto in circostanze al quanto misteriose, il problema, oltre al fatto che è morto stecchito, è che una volta passato a miglior vita Sissel ha perso completamente la memoria, non sa più chi è, cosa ci facesse nel luogo in cui è stato freddato e sopratutto chi e perché lo voleva morto, il protagonista decide dunque di sfruttare la sua forma astratta per indagare e trovare le risposte a questi interrogativi, ma viene a sapere che per scoprire la verità ha solo quella notte, poiché all'alba svanirà per sempre dalla terra.
Con queste premesse inizia un'avventura che non mancherà di personaggi strambi e carismatici(alla Ace Attorney), siparietti ironici, colpi di scena a non finire e tante tantissime righe di testo da leggere che però non stancano e non annoiano mai, sino ad arrivare al fantastico finale a sorpresa.
Dal punto di vista del gioco vero è proprio noi dovremo muovere il fantasma di Sissel attraverso vari scenari 2D facendolo spostare attraverso gli oggetti presenti nello scenario, con alcune limitazioni, infatti possiamo spostarci solo fra oggetti vicini tra loro lo spostamento non può coprire distanze tropo ampie, per muoverci da uno scenario ad un altro invece useremo spesso i telefoni, infatti, chi lo avrebbe mai detto, i fantasmi riescono ad intercettare le chiamate e teletrasportarsi dall'altra parte della cornetta attraverso la linea telefonica.
Per rendere l'idea di con chi avremo a che fare

Oltre alla perdita di memoria e all'impossibilità di muoversi come nei bei tempi andati, morire comporta anche qualche vantaggio, Sissel infatti una volta divenuto fantasma acquisisce un' abilità particolare, in pratica quando trova un cadavere, cosa che avverrà spesso nel gioco, può entrare in contatto con la sua anima, anch'essa purtroppo smemorata, per scoprire chi è costui e ottenere informazioni dovremo salvargli la vita, qui entra in gioco l'abilità di Sissel di riavvolgere il tempo e tornare a pochi minuti prima della morte del malcapitato, fatto ciò dovremo cercare di capire di cosa è morto il poveretto per poi tentare ,coi mezzi a nostra disposizione, di salvargli la vita, spostandoci come sempre di oggetto in oggetto cercando di capire cosa dobbiamo e possiamo modificare per evitare il fattaccio, salvatagli la vita ritorneremo nel presente e la persona che abbiamo aiutato sarà viva e gli ritornerà anche la memoria, inoltre avrà stabilito con noi una sorta di contatto psichico ergo potremo parlagli e chiedergli lumi quando la incontreremo.
Ci resta poco tempo per capire come salvare la bella rossa

Dal punto di vista tecnico Ghost Trick è uno dei più bei giochi che il vecchio DS è riuscito ha sfornare nella sua onorata carriera, la grafica completamente in 2D è un qualcosa di straordinario, pulita colorata e sopratutto con delle animazioni come nei giochi 2D non le si vedevano dai tempi di Another World o Broken Sword, insomma questo gioco è una piccola perla, acquisto obbligatorio per gli amanti delle avventure grafiche e dei puzzle/mistery, se poi avete anche giocato e apprezzato la saga di Ace Attorney allora ancor più un gioco da avere.

VOTO: 9

29/01/12

Fifa 12 un amore finito

La mia carriera di calciatore professionista non retribuito inizio circa 14 anni fa con il fantastico ISS Pro 98, era un gioco che a differenza del suo rivale di sempre, FIFA, offriva un gameplay realistico e simulativo, sempre relativamente al tempo in cui uscì. Annualmente la serie ha continuato a migliorarsi e a garantire la migliore esperienza calcistica dapprima su Psx e poi anche su Ps2, cambiando nome in PES e introducendo progressivamente squadre di club(inizialmente senza diritti e con nomi fittizi) e la modalità Master League, modalità storica della serie che ha contribuito non poco al successo della stessa, insomma un dominio decennale per una serie che si autodefiniva, con cognizione di causa, "il RE dei giochi di calcio", lasciando a FIFA solo la nomea di gioco arcade e irrealistico, seppur con tonnellate di squadre licenziate rispetto a PES, che ha colmato, in parte, questo gap solo ora che purtroppo però ha lasciato andare alle ortiche tutto il resto.
Carlos Valderrama nella cover di International Superstar Soccer Pro '98
Come tutti gli imperi anche quello di PES anni di dominio incontrastato è caduto, la situazione che ha portato a questa fine è stata l'arrivo delle nuove console nel 2006/2007, subito si è capito che qualcosa non andava quando Konami rilascio un PES 2007 osceno per xbox 360, un gioco che era graficamente uguale alla versione ps2 con risoluzione più alta e tante modalità tagliate, un gioco da dimenticare pensai, il prossimo sarebbe stato diverso, ecco che un anno dopo a ottobre 2007 escono PES 2008 e FIFA 08, qui si inizio a sentire concretamente puzza di bruciato, un PES sempre graficamente indietro di una generazione, con animazioni legnose, gioco su binari, e gameplay frenetico e arcade, di contro FIFA 08 propone un gioco più lento, ragionato, con un sistema di passaggi nuovo, un controllo del giocatore molto più libero e una grafica che seppur troppo plasticosa faceva già vedere la bontà dei poligoni delle nuove console, da li ogni anno FIFA ha continuato a limare e migliorare, sopratutto nella realisticità della partita e nel controllo del giocatore, sino ad arrivare ad un sistema di controllo a 360° e raggiungendo anche una grafica bellissima e sopratutto delle animazioni realistiche ed armoniose, PES invece si è fermato le animazioni sono rimaste legnose, il ritmo di gioco troppo frenetico e arcade, e la grafica sempre un passo indietro.
Va detto che il sorpasso di FIFA è stato anche sintomo di un processo evolutivo che ha portato con l'ultima generazione di console ad un sorpasso da parte degli sviluppatori di videogiochi occidentali nei confronti di quelli giapponesi, un tempo maestri indiscussi, non è un caso che oggi i JRPG come Final Fantasy sono spariti, e lo stesso GDR di Square ha perso lo smalto dei tempi migliori, cosi come software house come Capcom o Konami un tempo regine indiscusse sono ora nulla a confronto di una Electronic Arts o una Activision Blizzard ma questa è un altra storia.
FIFA 08 vs PES 2008

Io ho abbandonato PES dopo il l'episodio 2009, da li mi ho comprato solo FIFA, prima il 10 con il quale mi  sono goduto la modalità Ultimate Team, poi FIFA11, dove ho sempre continuato a giocare a UT e ho iniziato a scoprire le meraviglie della modalità Pro Club, l'Ottobre scorso è arrivato FIFA 12, gioco che ha portato tante novità, in primis il nuovo sistema difensivo, l'impact engine che ha migliorato la fisica di giocatori e palla e altre novità, ne ero entusiasta di sicuro il FIFA migliore di tutti i tempi...invece lo sto giocando poco, non ho iniziato la modalità UT perché ha già dato tutto nei precedenti 2 episodi, ho iniziato il pro club, sarà che ho un compagno troppo scarso, ma non mi da le stesse sensazioni di quello di FIFA 11, giocare offline non l'ho mai fatto, partite online ne ho fatte poche e in quelle poche che ho fatto ho notato che alcuni difetti della serie sono sempre li e anzi sembrano peggiorati, caricamenti lunghi, gioco che si blocca sporadicamente, partite che tal volta danno l'impressione di essere pilotate dal computer come nemmeno calciopoli se fosse mai esistita...insomma mi sono stancato di FIFA 12, metteteci pure che c'è Pazzini in copertina, e nella Juve non c'è un giocatore fatto bene, mi passa la voglia quando di giocare quando vedo Vucinic, Matri, Vidal ecc che sembrano chiunque meno che loro.
Il RE è tornato! io non me ne sono accorto
Mai come in questo momento rimpiango i bei PES d'un tempo e faccio il tifo perché con i prossimi episodi facciano un gioco decente e si riprendano lo scettro perduto, un augurio da fare anche agli sviluppatori giapponesi in generale che, hanno inventato i videogiochi e ci hanno regalato perle videoludiche uniche, ma che al momento, salvo rare eccezioni, sono rimasti fermi a 10 anni fa. difficile ma mai dire mai.

Uncharted 3

Uncharted rappresenta senza ombra di dubbio l'esclusiva più forte di Ps3, un brand che ormai è diventato un simbolo dell'ammiraglia di casa Sony, io ho amato questa saga e l'ho giocata tutta: Uncharted era un ottimo gioco, con un gameplay platform che sfocava nello shooter, e dei personaggi carismatici e ironici, il secondo ha fatto il salto di qualità, da ottimo gioco è diventato un vero capolavoro, un colossal ad alto budget che ha saputo amplificare quanto di buono fatto col primo capitolo mescolando sapientemente il gameplay di platform/action e fasi spettacolari di stampo cinematografico a corredo di una storia più completa, matura e variegata rispetto al primo ma sempre con la giusta ironia di fondo, oltre ad un comparto tecnico spaziale; passando ad Uncharted 3, c'è stato un ulteriore passo avanti? per me no, anzi il passo è stato fatto all'indietro, per carità non si tratta di uno scivolone netto, ma un passetto indietro c'è.
Nate come il vino, più invecchia meglio è

Uncharted 3 racconta più o meno la stessa storia dei precedenti, c'è un grande segreto nascosto da scoprire e Nathan Drake, Nate per gli amici, assieme ai suoi carismatici amici non si tira certo indietro dal cerare di svelarne la verità e impedire ai cattivi di turno,anche loro ben caratterizzati, di farlo prima di lui, la trama è buona, non priva di colpi di scena e con il solito dilemma amore o avventura? Nate è il solito burlone della compagnia, caratterizzato alla grande e i dialoghi sono scritti magistralmente dai ragazzi di Naughty Dog, il comparto tecnico è eccelso, era difficile fare meglio di Uncharted 2 sull'attuale hardware, ma ci sono riusciti, limando qua e la e rendendo più fluido il motore, riuscendo anche ad infilarci il 3D stereoscopico, alcuni scorci offerti dal gioco sono davvero spettacolari e in quanto a spettacolarità gli sviluppatori non si sono certo risparmiati, sembra quasi che Nate sia più sfigato della signora in giallo, dove c'è lui succedono solo guai, entra in una casa? questa crolla in fiamme, sale su una aereo? questo precipita, sale su una Nave? questa cola a picco, insomma tante ma proprio tante sequenze spettacolari e scriptate come quelle che c'erano in misura minore nei primi due uncharted, ma qui davvero ogni passo di Nate si tramuta in un casino totale, qual'è il problema allora? il gameplay.
Nate nei guai, una situazione che si riproporrà spesso nel gioco
Specie nei primi 10 capitoli vi scorderete di essere davanti ad un videogioco e vi sembrerà piuttosto di assistere ad un film interattivo, tanti dialoghi, tante camminate e script come se non ci fosse un domani, le bellissime fasi platform e puzzle che avevo apprezzato nei primi due episodi sono quasi completamente sparite in favore di scene spettacolari e fughe rocambolesche dove a chi guarda "da fuori" può sembrare che il giocatore stia compiendo qualcosa di straordinario con il pad, ma tu videogiocatore ti rendi  conto che in realtà non stai facendo nulla di ché, che la telecamera si muove in automatico indicando dove andare e cosa fare, e che quello che resta a te è far correre il personaggio in avanti e premere un pulsante a tempo su richiesta. L'altra metà del gameplay del gioco, ovvero la parte shooter è invece rimasta più o meno invariata, senza novità di sorta, solite coperture, stesso sistema di puntamento, IA dei nemici invariata e sempre tantissime armi e un buon level design che fa sviluppare le sparatorie anche in verticale, unica novità è l'introduzione delle scazzottate, in alcune fasi dovremo per forza fare a pugni con i nostri nemici in una specie di quick time event dove dovremo premere al momento giusto i tasti di schivata e di attacco, a dire il vero questa "novità" non mi ha colpito particolarmente in quanto queste scazzottate soffrono della sindrome del "vista la prima viste tutte" e risultano noiose alla lunga, insomma solo un altro modo in più col quale il buon Nate può abbattere centinaia e centinaia di nemici alla faccia del suo aspetto da ragazzone simpatico e burlone.
Siamo a Cavallo!
Non fraintendete il gioco alla fine mi è piaciuto e me lo sono goduto da amante della serie e dei suoi personaggi, però come già detto ho preferito il secondo episodio a questo Uncharted 3, che rappresenta per lo più un "more of the same" del precedente, dove però il "more" in realtà sta solo nelle situazioni spettacolari da pellicola Holliwoodiana e in parte nella realizzazione tecnica, il "same" sta nelle fasi action shooter e nella bella narrazione e caratterizzazione dei personaggi, ma va aggiunto purtroppo anche un "less" riscontrato nelle fasi platform/puzzle e nel gameplay vero e proprio in generale, che in questo capitolo rispetto agli altri è stato fortemente trascurato in favore di una spettacolarizzazione e cinematograficità del gioco, il che lo rende un grandissimo film interattivo e avvicina  il media videogioco ancor più al cinema, ma allo stesso tempo trascura quello per cui i videogames sono nati, farci giocare.

VOTO: 8.9

Super Mario 3D Land

Una console Nintendo senza il gioco di Mario è come un PC senza connessione ad internet, lo si può usare ma ne perdi un buon 50% del fascino, il 3DS è stato orfano di un suo Mario per ben 8 lunghi mesi, quali sono state le conseguenze? vendite scarsissime, rischio di flop e taglio di prezzo di ben 80 euro dopo soli 5 mesi dal lancio, alla fine però lo scorso novembre Mario è arrivato anche nella nuova portatile Nintendo, risollevandone le sorti e trasformandola nel successo che è ora.
L'eterna sfida
Parto in punta di piedi dicendo che Super Mario 3D Land è a mio avviso il miglior mario portatile di sempre dai tempi di Mario Land per Game Boy, il punto di forza maggiore di questo titolo è quello di unire la giocosità e la freschezza di gameplay tipica di mario ad un sistema di gioco pensato per la console portatile e per l'uso mordi e fuggi, grazie a livelli tanto corti ,che possono essere giocati tranquillamente nei brevi viaggi in tram o autobus, quanto complessi e dal game design ispirato se si decide di completarli al 100% e trovare tutte le 3 monete del livello, insomma questo Mario riesce a miscelare sapientemente elementi classici dei Mario 2D con molte gradite novità e una spruzzata di elementi di Mario Galaxy, il tutto confezionato ad arte da Nintendo.

La grafica del gioco è semplicemente fantastica, super colorata e dettagliata, l'impatto grafico è tranquillamente paragonabile ad una Wii, l'effetto 3D è meraviglioso, il migliore visto sin ora sul 3DS e che per la prima volta, insieme a Pullblox,  riesce a essere davvero funzionale al gameplay, giocandolo con il 3D disattivato infatti si perde davvero tanto dello stupendo level design e delle visuali che Nintendo ha sapientemente creato, insomma un gioco che nella sua categoria rasenta davvero la perfezione.
Ecco il costume da procione per la serie"ti piace vincere facile?"
L'unico piccolo difetto che mi sento di imputare al gioco riguarda  la difficoltà, quest'ultima è davvero troppo bassa, gli 8 mondi del gioco, a patto di non essere dei neofiti del genere, si finiscono davvero in scioltezza e con troppa facilità, pensate che al primo giro l'ho finito con 175 vite, e l'introduzione del costume da procione di Mario è si divertente e azzeccata, ma forse bilanciata un po male rispetto agli altri potenziamneti e rende davvero una passeggiata finir i livelli svolazzando oltre gli ostacoli e prendendo a codate i lenti e impacciati nemici, ma non disperate perché è proprio quando il gioco sembra finire che invece inizia davvero, infatti dopo aver portato a termine gli 8 mondi si sboccano i livelli speciali, che non sono altro che i mondi già giocati e finiti, ma con  molte variabili mescolate, ci saranno più nemici e posizionati diversamente, limiti di tempo più ristretti, comparse di potenziamenti(specie quello da procione) più sporadiche e in generale tanti piccoli elementi che vanno a modificare i livelli alzandone il livello di sfida e rendendoli allo stesso tempo ancora più frenetici e divertenti, certo magari sarebbe stato più opportuno avere sin dall'inizio due livelli di difficoltà, cosi da evitare di farsi  7 ore di gioco sin troppo semplici per poi sbloccare il "vero gioco" con un livello di sfida davvero appagante per un "hardcore gamer".
Comunque questo è l'unico piccolo difetto che ho trovato in un gioco davvero fantastico che racchiude tutta l'essenza di Mario in portabilità e regala al 3DS una vera killer application che lo proietta verso un futuro quantomeno radioso.

VOTO: 9.4

Recensione HMZ-T1

Portare il cinema in casa propria é il sogno di molti, tanti ci provano con tv sopra i 50 pollici, altri con costosissimi videoproiettori, ma nessuna di queste soluzioni garantisce la stessa sensazione di stare davanti al maxischermo cinematografico, daltronde mettersi in casa un dispositivo di 750 pollici non é cosa da tutti, e qui che entra in gioco Sony, che prova col suo visore realizzare il sogno con il suo head-mounted display.

Si tratta di un visore dotato di due pannelli OLED da 0,7 pollici, che simulano uno schermo gigante,750 pollici visti da 20 metri, a 720p e con supporto al 3D stereoscopico.

Il visore arriva con una scaroletta, dal design molto minimale, che permette di collegare ad esso qualunque sorgente che abbia un'uscita HDMI, sia essa una console, un pc, un lettore blue ray o qualsiasi altra diavoleria, una volta indossato il visore la prima schermata che ci troviamo davanti ci da il benvenuto,quantomeno sono educati, e ci invita a regolare la distanza tra le due lenti sin che non riusciamo a mettere a fuoco la scritta al centro dello schermo, giocando con i tre poggia-fronte a nostra disposizione e con i regolatori delle lenti posti sotto il visore otteniamo un risultato accettabile, fatto questo diamo ok e ci appare un altra schermata atta a testare il 3D del dispositivo, chiedendoci se la linea bianca orizzontale che vediamo si interseca con le tre | poste lungo lo schermo, io la vedo, fatto cio siamo pronti.

Inside the box


Da buon nerd i primi test li ho fatti sui videogiochi, ho provato Uncharted 3 e GT5 su Ps3, Crysis 2 e Batman Arkham City su Pc, la mia prima sensazione é stata ottima, lo schermo é davvero grande, non so se sono i "750 pollici visti da 20 metri" decantati da Sony, ma é grande, la sensazione é di stare in un cinema di medie dimensioni, niente IMAX di certo, ma non male davvero, la qualità delle immagini è impeccabile, nonostante i "soli" 720p non si nostano i pixel, se non vi dicessero che si tratta di un 720p lo scambiereste tranquillamente per un 1080p, ma la cosa che lascia di stucco sono i neri, grazie alla tecnologia OLED veri neri, il 3D é il piu naturale che ci sia, niente ghosting o artefici vari, cio é dovuto alle due lenti separate che proiettano un'immagine differente per ogni occhio(principio del 3D stereoscopico) senza possibilità per l'uno di intravedere l'immagine assegnata esclusivamente all'altro, insomma la sensazione è di vivere in prima persona ciò che accade su schermo, nei giochi prevale l'effetto profondità, niente oggetti che escono fuori dallo schermo, ma immersività unica, asciugata la bava, ho provato qualche film, tra i tanti cito Avatar e Resident Evil Revelation, in 3D un vero spettacolo, sembra davvero di essere al cinema, anzi é anche meglio, qui abbiamo anche effetti pop out oltre che la sensazione di profondità e di essere davvero li assieme al regista che riprende con la camera.
Parlando dell'audio invece non ne sono rimasto stupito come per il comparto video, ma è innegabile che le cuffie 5.1 svolgano il loro dovere, sono comode e hanno una buona qualità e pulizia del suono, nulla di particolarmente eccezionale, con un sistema migliore e magari 7.1 si poteva fare molto meglio, ma comunque in linea di massima sono buone.
Parte posteriore del visore, con leve per messa a fuoco
delle lenti, i controlli del menù e i tasti del volume


Passiamo però ai difetti, la perfezione non è di questo mondo e l' HMZ-T1 non è l'eccezione alla regola, in primis il peso del dispositivo, non è molto pesante, circa 420 grammi, ma va detto che dopo un utilizzo prolungato( 2 ore) il peso inizia a farsi sentire, specie sul naso, mentre se provate a stringere di più le cinghie per non farlo gravare sul naso, allora dopo un po la pressione si farà sentire nella fronte e nella nuca, non a caso dalla sua uscita sono subito comparsi dei mod atti a distribuire meglio il peso del visore, alcuni lo hanno smontato e attaccato a caschi da ciclista, altri hanno più semplicemente utilizzato una fascia che va dal poggia-fronte alle cinghie nel retro del visore, in modo tale da distribuire il peso più nella parte superiore della testa, io personalmente ho provato quest'ultimo utilissimo se lo si usa da seduti, ma inutile se lo si vuole utilizzare da distesi, insomma non facciamone certo un dramma, alla fine il peso è sopportabile, ma di certo si poteva fare meglio.
Altro difettuccio è quello delle lenti regolabili soltanto assieme, ciò fa si che quando, ad esempio, l'occhio sinistro mette tutto a fuoco, il destro invece non riesce a fare altrettanto, ciò comporta che i lati destro e sinistro dello schermo risultino leggermente sfocati rispetto al resto dello schermo, cosa che non si nota durante la visualizzazione di un film, ma che invece salta fuori nei videogiochi, dove agli angoli dello schermo vediamo l'HUD di gioco un po sfocata.
Uno dei tanti mod "artigianali" per distribuire meglio il peso del visore
Detto ciò sono molto soddisfatto di questo aggeggio, certo non è perfetto e presenta qualche difettuccio di gioventù che probabilmente sarà rettificato con una prossima versione, se mai ce ne sarà una, comunque lo consiglio a chi ha 800 euro da spendere e vuole provare quella che, a oggi, rappresenta l'esperienza più vicina a quella cinematografica e il miglior 3D possibile, unica cosa è che al momento il prodotto non è disponibile da nessuna parte, se non su eBay a prezzi folli, a causa degli alluvioni che hanno colpito la Thailandia a fine 2011, dove sono situate le fabbriche che producono il visore, stando a Sony tornerà disponibile nel loro Store online, e in alcuni retail fisici, solo da Metà Febbraio/Marzo, ma sempre in quantità molto limitate.


VOTO: 8.5